Parlando con il lama

Apre la 34a Mostra internazionale d’illustrazione per l’infanzia

Anche per questa ventesima edizione Monzese, che parte domenica 12 Febbraio, i nostri creativi hanno curato con entusiasmo la parte di Comunicazione e Pubblicità.

La Mostra offre da sempre un ampio sguardo sul mondo dell’illustrazione per l’infanzia, proponendo espressioni artistiche di spicco, per innovazione estetica e ricchezza narrativa. 

Un intenso dialogo con il settore dà origine a molteplici sezioni espositive per guardare all’illustrazione da vari punti di vista e per conoscere libri indimenticabili.

Io disegno con Bau, la personale dedicata all’Ospite d’onore, stuzzica l’immaginazione e la voglia di disegnare con le illustrazioni di Guido Scarabottolo, che si fanno ascoltare in un allestimento a sorpresa!

Panorama, la collettiva di oltre trenta libri dal mondo, offre anche un approfondimento attorno all’illustrazione che racconta l’arte e, nel Planetarium, brilla la stella della scultura neoclassica raccontata ai bambini con Le meravigliose favole di Antonio Canova.

Figure dal Cile è un omaggio a questo Paese fatto di fiabe, giochi, mappe e letture ed è ben simboleggiato dall'illustrazione scelta come immagine della mostra. Da Gabriela Mistral a Luis Sepúlveda di cui sono in mostra due opere: Sulle Ali del Condor e Memory Cileno, ovvero nientemeno che un libro di fiabe dal paese andino e un gioco di carte sulla straordinaria fauna di questo Paese, entrambi creati appositamente per la Mostra.  
 

 
 

Ospite d'onore: Guido Scarabottolo

Sono nato nel 1947. Ho sempre disegnato fin dai 4 o 5 anni.
 Ricordo che, nei primi anni delle elementari, disegnavo, durante le lezioni, cose che mi apparivano come film, finendo per diventare, aggiunta dopo aggiunta, garbugli inestricabili, pieni di segni di movimento e tracciati di proiettili.
C’erano molte armi nella testa dei bambini, a quel tempo. La guerra era finita da poco e in qualche modo si sentiva, anche se i genitori non ne volevano parlare. In aula c’era un manifesto che metteva in guardia contro gli ordigni inesplosi. I giocattoli maschili erano armi e vestiti da guerriero, non importava di che epoca. Poi copiavo i disegni del Corriere dei Piccoli e li vendevo ai miei compagni al prezzo del foglio di carta, non consideravo nemmeno il consumo delle matite: un senso degli affari che mi è rimasto.

L’unico disegno di quei tempi che conservo è quello con cui ho vinto un premio. Un disegno a matita non colorato che si intitola Bimbi che giocano. Il premio era un libretto di risparmio con 4.000 lire: l’equivalente di duecento gelati.
 Più tardi, alle medie, mi è capitato di avere, per un anno, una brava insegnante di disegno. Ci imponeva una grande attenzione alla qualità della punta delle matite e ci proibiva assolutamente di colorare riempiendo le superfici (bisognava farlo con un curatissimo tratteggio incrociato) o di fare le sfumature con le dita.
Una volta, per un esercizio di copia dal vero, ho preso un brutto voto. Avevo copiato un’anfora di peltro che tenevamo a casa, distorta e ammaccata da diverse cadute. 
La motivazione del brutto voto era che l’anfora sembrava storta e ammaccata. Così la settimana dopo (le lezioni di disegno erano rare) sono tornato a scuola con l’anfora, per dimostrare che avevo copiato fedelmente. Il brutto voto è rimasto: bisogna saper scegliere i modelli.

A tutte queste prescrizioni mi sono ribellato da adulto, quando il disegno è diventato la mia professione, ma conservo una profonda gratitudine per quella mia insegnante.
 

 


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